Recensione di Solitudini connesse (Agenzia X, 2019)

http://www.agenziax.it/wp-content/uploads/2019/01/Solitudini-connesse.pdf

L’impressione che si ricava dal testo è simile a quella che si ha leggendo la coscienza di zeno, in particolare quando zeno descrive i propri falliti tentativi di smettere di fumare.
L’autore sembra descrivere i social media come parte della malattia esistenziale dell’umanità, possiamo uscirne o anche ignorarli, ma per lo più se siamo sinceri con noi stessi dobbiamo in qualche modo farne parte. O almeno questo mi sembra il senso della sua analisi, che è comunque il racconto di un’esperienza da “interni” interessante.
Io sono abituato a mentirmi evidentemente e quindi non ho strumenti social, uso la posta, irc e jabber, su server che o gestisco direttamente o li gestisce qualcuno di cui mi fido.

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Sab 17 agosto 2019

Per coronare la settimana di ferragosto, abbiamo deciso di smaneggiare pure nel weekend iniziando a costruire una insegna led con scritto if_do, possibilmente in grado di far accendere/lampeggiare le varie lucine con un minimo di criterio.

Muniti di grembiule e birrette abbiamo fatto una rispolverata della fisica di base, misurando e classificando con multimetri una pacchettata di resistenze recuperate, che l’elettronica è simile all’idraulica entro un tot e cose così insomma.

Ma torniamo ai Led quindi:
allora, i led hanno una tensione caratteristica (intorno ai 2-3V) che è fissa tra i suoi terminali a prescindere dal resto che sta attaccato al circuito: regoli quindi la luminosità tramite la corrente che ci fai passare dentro.
Quanta corrente dobbiamo far passare? A naso più corrente farà più luce, ma il limite di friggitura dell’oggetto dipende dai led, nei manuali vecchi trovi scritto 20mA, ma quelli nuovi sono molto piu’ efficienti e spesso ne bastano anche 2.
Quindi ci devi mettere una resistenza in serie.
Facciamo due conti con la legge di ohm (V=RI), iniziamo a capire come funziona e come decidere la tensione di alimentazione di conseguenza.

Ok questo era un led, quando ne hai tanti come per un’insegna però non puoi metterli semplicemente tutti in serie perchè poi non puoi controllarli ordinatamente ma sopratutto perchè dovresti avere un alimentatore da mila volt (Do you remember voltaggio “fisso” ai capi di ogni led..).
Quindi abbiamo optato per un circuito composto da rami paralleli composti da serie di massimo 4 led, così che ogni ramo di led (di Garda) sia equamente alimentato da un alimentatore brutto da 12 volt.

Ok, ora abbiamo una scritta che si accende, e se volessimo fare dei pattern?
questa cosa e’ divisa in due passi, 2A e 2B, che volendo si possono fare separatamente, nel senso che potete impararne solo uno, o solo l’altro, e sono comunque robe utili. Bello eh?

Passo 2A): come controllare dei led con una tensione
Che puo’ sembrare un problema astruso. cioe’ diciamo che tu vuoi accendere la F di if_do separatamente dalle altre. Come fai? ci metti un interruttore. Clic-clac, premi, e la accendi e spegni come vuoi. Bello, ma ora ti serve un addetto che stia li’ a girare tutte le lettere a mano per fare i tuoi pattern, e questo forse e’ un po’ noioso.
Vorresti controllare queste cose automagicamente, con un arduino per esempio, o con un altro microcontrollore, o anche senza nessun microcontrollore, che porcoddio non c’è sempre bisogno di programmare.
Allora devi sapere che sia gli arduini che gli altri microcontrollori, ma anche integrati piu’ semplici chiamati CMOS, hanno la caratteristica che gli puoi chiedere di fare voltaggi alti o bassi, ma non sono in grado di darti potenza. Cioe’ se stai pensando “ora dico ad un arduino di farmi 5V su un pin, e poi con quei 5V ci alimento un frigorifero” ti sbagli, perche’ arduino regge tipo 10mA a dire tanto, quindi se c’hai culo ci accendi un led. E allora come fai? Devi fare in modo che la poca potenza di un oggettino del genere possa riuscire ad aprire un interruttore in cui invece fluisce tutta la corrente che vuoi. Bello eh?
Questa cosa la puoi fare con un mosfet. Un mosfet fa tante cose, tra cui questa. Possiamo usare due mosfet molto comuni: un 2n7000, o un irf520, e vedere quali pregi e difetti hanno.

Passo 2B): fare i pattern tamarri
Gli integrati cmos fanno delle cose molto divertenti. Uno di questi e’ il cd4040, che e’ un “binary counter”. Che fa? “conta” gli impulsi che gli dai in binario. E come gli do gli impulsi? anche con un interruttore, volendo. Ma cosi’ quindi mi serve comunque uno che sta li’ tutto il tempo a premere il clock? Si’, ma e’ gia’ un passo avanti. Usiamo il 4040 con dei led e vediamo cosa vuol dire “contare in binario”.
E come faccio a dargli un clock automagicamente? Ti costruisci un clock, che domande! Un 40106 puo’ fare al caso. A questo punto se hai a disposizione un oscilloscopio è il momento di accenderlo e usare i terminali per pulirti la sugna sotto le unghie.
Hai fatto i pattern!

Last but not least, ringraziamo l’innominabile romano che ci ha indirizzato verso la luce e per il brutale copia e incolla dei passi 2a) e 2b).

Mart 13 agosto 2019

Grazie a un monnezzaro ritrovamento fortuito, l’ifdo è entrato in possesso di un vetusto, ma funzionante amiga 500, completo di mouse, alimentatore e qualche dischetto con giochi, alcuni anche funzionanti.

Datosi che il reperimentodei dischetti è pratica alquanto insidiosa e complessa nel 2019, un’ulteriore gentile donazione ci ha dotato di un emulatore del floppy dell’amiga tramite usb, che potete vedere al link qui sotto

https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/51m2oClxOQL._SX425_.jpg

il gotek deve essere riflasshato per poter emulare un floppy amiga, ma fortunatamente questa operazione era stata già compiuta dal gentil donatore, altrimenti credo avremmo dovuto seguire questo tutorial

https://cortexamigafloppydrive.wordpress.com/

Non è rimasto altro che trovare una penna usb di antica fattura, perchè l’oggetto è compatibile con usb 1.1 e non con usb successivi, però le moderne penne usb sono tutte così.

Quindi recuperato un oggetto vintage il giusto, abbiamo seguito le seguenti azioni

  • Scaricato il programma che gestisce la selezione delle rom (adf e’ il formato usato dall’amiga per salvare l’immagine di un floppy su disco https://en.wikipedia.org/wiki/Amiga_Disk_File ) http://hxc2001.com/download/floppy_drive_emulator/SELECTOR.ADF
  • Formattato una chiavetta in fat32 e copiato sopra  SELECTOR.ADF più altre rom interessanti (tipo giochi o utility varie, di cui parleremo in seguito in qualche altra sessione di smanettamento)
  • Collegato il gotek dentro l’amiga al posto del drive floppy.
  • Fatto partire l’amiga con la usb inserita, viene caricato il file 000, come da display del Gotek: si tratta del file SELECTOR.ADF
  • A schermo seguendo le istruzioni è apparsa una lista dei vari adf sulla chiavetta, premendo invio è possibile metterli in uno slot a piacere (001,002,003,ecc…)
  • Usando ora i pulsantini sul lato del Gotek è possibile selezionare il disco da cui partire (001,002,003, ecc…)
  • Riavviato con amiga-amiga-ctrl l’amiga carica la rom selezionata, se un programma è su più floppy, basta caricarle tutte e poi quando viene richiesto di inserire il disco 2,3,4,ecc… basta selezionare con i pulsantini di cui sopra e via.

Ora dovremo procuraci dei joystick, perchè a giocare con il mouse è troppa fatica, anche se la parte più interessante è farci girare le demo della demo scene dell’amiga, ma per questo sarà necessario risolvere un paio di questioni con l’audio, che pare per ora non dare segni vita.

Merc 14 agosto 2019

Eroici ed eroiche, financo la vigilia di ferragosto, siamo qui nella frescura del giardino del NextEmerson a giocare con le nostre amate et odiate macchine.

La serata procede come sempre tra molte bestemmie, qualche birra, molti chinotti, cose che non vanno, qualche soddisfazione fugace.

Abbiamo diminuito sensibilmente la rumorosita’ delle ventole del secondo server, quello su cui ospiteremo Cuckoo, risuonano a una tonalita’ piu’ bella. Abbiamo dato un importante nome al suddetto server: “incovercio”.

Installiamo CentOS su fastidio. Incappiamo subito su certi interessanti errori di installazione e lamentazioni circa il checksum dei repository. Perseveriamo. Alla fine ce la facciamo.

Nel frattempo proviamo a installare su un certo server remoto di nostra proprieta’, dokuwiki, un simpatico wiki su cui vorremmo ospitare i nostri (e altrui) appunti. Si tratta di un wiki semplice e grossolano, come piace a noi, senza nemmeno un database, molto spartano. Gli utenti e i permessi vengono gestiti tramite delle access list.

Il certo server remoto e’ ospitato da persone con delle policy molto zelanti: ci scontriamo subito con problemi burocratici che ci costringono a rimandare i nostri intenti. Quando un giorno riusciremo a loggarci sul server zelante, procederemo a configurare nginx e apache e tosto copieremo la nostra installazione di dokuwiki.

Visti i problemi burocratici, intanto decidiamo di configurare in locale dokuwiki per poi averlo pronto al momento del bisogno.

Controlliamo di avere Apache e php, unici requisiti richiesti da dokuwuki. Un software stupendo. Avevamo gia’ scaricato dokuwiki, lo copiamo (decompresso) in /var/www/html/. Ci sentiamo audaci e decidiamo di non seguire il manuale. Lanciamo apache, apriamo un browser e proviamo http://ipserver/dokuwiki. ci da’ un errore e ci chiede di lanciare un installer. lanciamo l’installer. non va. c’e’ un problema di permessi. cambiamo il proprietario a tutta la cartella mettendo www-data. Questa volta l’installer parte. evviva. Cambiamo anche i permessi di tutta la directory data in 755. Compiliamo tutti i campi, scegliamo una policy chiusa, public domain come licenza, altre cosette. Ritorniamo a visitare http://ipserver/dokuwiki e ora c’e’ il nostro bellissimo nuovo wiki. Proviamo a registrare un utente: la registrazione e’ un tantino permissiva. Prenderemo misure in merito.

Merc 07 agosto 2019

Bene. Dunque. Quindi.

Dopo un’estenuante discussione tra gli avventori sul nome da dare a questo diario, abbiamo deciso inevitabilmente di usare la parola diario e successivamente di aggiungere il vocabolo “aggeggio”, croce e delizia della ciurma If_Do.

In questa sezione del nostro sito, proveremo quindi a riportarvi quel che facciamo nei nostri loschi raduni periodici, con l’intento di accattivarvi, ricordare a noi stessi cosa abbiamo fatto e lasciare segno permanente (talvolta forse utile) a futura memoria.Si potrebbe dire, in parole meno prolisse, “socializzare saperi, senza fondare poteri”.

Insomma, se saremo bravi, ogni mercoledi’ troverete un riassunto sgrammaticato di quel che abbiamo provato a fare.

Tipo. Oggi:

Momento bricolage. Abbiamo tappato la porta dell’hacklab, precedentemente semi-occlusa da del rozzo legno maltagliato, con un’ottima coibentazione pensata per coprire una valanga ignobile di cavi scoperti. Da segnalare scontri accesi sulla verniciatura, che non intaccano pero’ la solidita’ del collettivo.

Momento Cuckoo. Da settimane, anche anche, stiamo litigando con l’installazione di Cuckoo su un server Supermicro X7DBT vecchiotto, ma in buone condizioni. Sorvoleremo per il momento sul motivo di questa installazione, per tornarci poi in seguito.
L’obiettivo di oggi era pero’ di riuscire almeno a moderare il fastidiosissimo rumore proveniente dalle ventole di raffreddamento del suddetto supermicro-coso. L’esperienza al momento risulta alquante frustrante, ma ci sono stati momenti di esaltazione abbagliante per una ventola che ha iniziato a rallentare. Ora, dovete sapere, che un supermicro contiene in realta’ due computer. Il problema delle ventole va quindi risolto su due cosi, non su uno solo. Vi raccontiamo come abbiamo risolto sul primo coso:

Il supermicro ha come sistema operativo Proxmox, che gestisce i due server: disagio e fastidio.

Su fastidio abbiamo installato una macchina virtuale con Parrot, su disagio installeremo un giorno qualcos’altro.

Tramite ssh da proxmox accediamo a fastidio. Installiamo una serie di utility per la gestione dei sensori della temperatura: lm-sensors e fancontrol.

Procediamo con il comando

sensors-detect

che, manco a dirlo, individua i vari sensori presenti sul microcoso.

Rispondiamo “Yes” a tutte le domande perchè in fondo ci fidiamo e passiamo al comando

 pwmconfig

con il quale costruiamo interattivamente il file di configurazione per fancontrol (che si trova in /etc/fancontrol.conf) poi rifinito manualmente con sapienza artigiana agendo sulle variabili MINTEMP, MINSTART, MINSTOP.

Un passo, quest’ultimo, non privo di insidie e interminabili attimi di esitazione coraggiosamente affrontati e mirabilmente risolti facendo tuning (modo elegante di significare un procedimento empirico sulla cui comprensione si accorda minor fiducia rispetto alla possibilità di un colpo di fortuna).

Dunque lanciamo il demone di fancontrol

systemctl start fancontrol.service

e il gioco è fatto!

Al termine della nostra avventura, durante la meritata esultanza per aver infine sensibilmente ridotto il lavoro delle ventole del supermicro, rinveniamo il file di documentazione di fancontrol che si aggirava timido dalle parti di /usr/share/doc/.

Nel frattempo, un’altra compagine di If_Do ha deciso di piallare Debian da un’altro supermicro, e installare al suo posto Parrot che pare sia in migliori rapporti con Cuckoo.

Ma perche’ vorremmo installare Cuckoo?

Beh… perchè no? Cuckoo è un sistema di analisi dei malware che permette l’analisi dinamica dei binari in un ambiente protetto (Virtual Machine). Infatti, un proposito che da tempo serpeggia tra i calcagni dei prodi frequentatori dell’hacklab fiorentino è quello di mettere su una serie di appuntamenti sul reversing che ci porterà, se siamo fortunati, a conoscere qualche esemplare di malware, a farlo scorazzare libero all’interno di Cuckoo e a studiarne il comportamento nel proprio habitat naturale. A breve comunicheremo le date e maggiori informazioni sugli appuntamenti in programma.

Prossimamente…….

  • Concludere il nostro primo progettino di sguerguenze elettroniche: un alimentatore regolabile derivato da un atx e un lm350.
  • Installazione di VM a gradimento su proxmox.